Le prime bottiglie di spumante prodotte con il metodo classico trentino risalgono al 1850. Oggi il riconoscimento Trento DOC ne garantisce la qualità e l’origine del prodotto.

La denominazione di origine controllata Trento DOC ricopre un territorio di circa 10.000 ettari, che beneficia della varietà climatica della regione Trentino. Da una parte le temperature miti date dalla vicinanza del Lago di Garda, dall’altra il freddo provenientedalleDolomiti a nord.

Questo clima unico favorisce le escursioni termiche nei vigneti situati ad un’altitudine fra i 200 e i 900 m.s.l.m. e con terreni ricchi di calcare e silice. L’insieme di questi ingredienti conferiscono all’uva le caratteristiche distintive per la produzione del vino Trento DOC.

La storia del marchio Trento DOC

Ufficialmente, il marchio nacque nel 2007 e proviene dall’unione del nome della città di Trento con l’acronimo DOC, ovvero Denominazione di Origine Controllata.

La sua storia però, ha origine molto tempo prima. Già nell’Età del Bronzo a partire dal 1600 a.C., la vite veniva coltivata in Trentino, ma la vera produzione di bollicine di montagna iniziò a metà dell’Ottocento.

Fu Giulio Ferrari nel 1902 che per la prima volta introdusse in Trentino il metodo classico per la spumantizzazione. Molti anni più tardi, nel 1984 gli stessi produttori fondarono l’Istituto Trento Doc sostenuto dalla scuola di enologia dell’Istituto di San Michele all’Adige. Quasi 10 anni più tardi, nel 1993, venne riconosciuta per la prima volta in Italia la DOC agli spumanti di questa regione. Infine, l’anno successivo al riconoscimento del marchio collettivo, l’Istituto di San Michele all’Adige divenne l’attuale Fondazione Mach, l’organizzazione d’istruzione e ricerca scientifica in campo agrario.

Come funziona il metodo classico Trento DOC

Il tratto distintivo dello spumante Trento DOC sta nel metodo di produzione chiamato classico e che prevede la fermentazione in bottiglia. Ecco come funziona:

  1. Si parte dal vino base (spumante). Dopo essere stato imbottigliato, vengono aggiunti lieviti e zuccheri eseguendo il cosiddetto “tiraggio”. Infine, viene fatto riposare in cantine buie e silenziose.
  2. Nella fase di resa di spuma, il vino base sviluppa l’anidride carbonica creando le bollicine e la spuma che si forma versando lo spumante nel calice.
  3. Con il remuage, si raccolgono i residui di lieviti esausti nel collo della bottiglia posizionata a testa in giù.
  4. Infine, con la sboccatura che può essere “al volo” o al “ghiaccio”, vengono eliminati i sedimenti di lievito dalle bottiglie.

Quali sono i vitigni consentiti per la produzione di Trento Doc?

Per la produzione del Trento DOC vengono utilizzate levarietà di vite localmente più idonee alla spumantizzazione con il metodo classico, ovvero:

  • Chardonnay: esprime nel vino grande eleganza e finezza;
  • Pinot Nero: secondo vitigno maggiormente utilizzato, dona struttura e corpo;
  • Pinot Bianco: regala una piacevole connotazione aromatica;
  • Meunier: impiegato in percentuali basse, è un vitigno che ben si adatta alla varietà di terreni e climi.

Come vengono coltivate le viti per produrre lo spumante Trento DOC? Il sistema di allevamento delle viti tradizionale è la pergola trentina, che sfrutta al massimo la luce solare, grazie all’esposizione delle foglie in un angolo inclinato di circa 25°. Alla pergola si affiancano altri sistemi di coltivazione come il guyot e il cordone speronato.

Quali sono le tipologie previste dal Disciplinare di produzione?

Nell’elaborazione dello spumante Trento DOC con il metodo classico, nella versione “bianco” o “rosato”, a seconda della tipologia, presenta un tempo minimo di permanenza sui lieviti:

  • Brut: minimo 15 mesi;
  • Millesimato: minimo 24 mesi;
  • Riserva: minimo 36 mesi;

Alla scoperta di alcune cantine del Trento Doc

Giulio Ferrari all’inizi del Novecento fu un pioniere nella promozione della vocazione spumantistica del territorio trentino e le sue creazioni furono premiate nel 1937 a Parigi con il Diplome de Grand Prix, massimo riconoscimento per una bollicina che non proveniva dalla valle dello Champagne!

Nel 1952 Giulio scelse come suo successore in azienda Bruno Lunelli, che seppe continuare e ingrandire la produzione, mantenendo sempre alta la qualità. Ecco qualche curiosità sulla sua cantina e su quelle più famose e rinomate della zona:

  • Ferrari-Cantine Lunelli di proprietà della famiglia Lunelli, è una realtà sicuramente da visitare per la storia che racconta e la magnificenza dei suoi vini. Riserva del Fondatore Giulio Ferrari millesimato è un autentico gioiello che viene prodotto solo con le migliori uve di chardonnay e prevede una sosta sui lieviti di almeno dieci anni.
  • Endrizzicoltiva le uve nel vigneto di Piancastello, che assomiglia a un clos borgognone, essendo circondato da boschi. Produce bollicine di grande personalità e di estrema finezza come il superlativo Masetto Privè che vanta una sosta sui lieviti di ben 84 mesi.
  • Bellavederè una azienda storicamente vocata alla coltivazione della vite nel comune di Faedo.
  • Letrariè una azienda storica che viene portata mirabilmente avanti da Lucia, figlia di Leonello, personaggio di spicco nella creazione del Trento DOC.
  • Maso Martisè una azienda nata nel 1990 che porta avanti i valori della coltivazione biologica a Martignano, ai piedi del Monte Calisio.

8 Febbraio 2022 hOn